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Palermo e Mazara del Vallo

1. Analisi Territoriale Regione Siciliana

La Regione Sicilia è una regione a Statuto autonomo ed è una delle regioni obiettivo convergenza per la Programmazione Comunitaria 2007-2013. Uno degli obiettivi di intervento della programmazione regionale riguarda il target immigrati, con particolare attenzione alle componenti di genere delle attività ed alle pari opportunità di genere, e con uno specifico riguardo all’inclusività. Si sono utilizzati, come riferimento per l’analisi del contesto regionale, i documenti di programmazione elaborati dalla Regione Siciliana e di dati di contesto ivi contenuti1 (seppur siano dati che si attestano al 2005) ed i più recenti documenti di programmazione, oltre al Dossier Caritas degli anni 2009 e 2010.


1. Analisi socio demografica

Dall’analisi di contesto proposta nel P.O. FSE emerge che a popolazione siciliana negli ultimi anni ha continuato a crescere raggiungendo al 01 gennaio 2006 n. 5.017.212 unità, di cui 2.425.633 maschi e 2.591.579 femmine. Aggiornando tale dato si evidenzia al 1/01/2009 che gli abitanti sono aumentati a 5.037.799, di cui 2.433.605 maschi e 2.604.194 femmine. Sempre nel documento programmatorio sopra citato si evidenzia come la distribuzione dei residenti mostra grandi concentrazioni nelle province di Palermo, Catania e Messina, mentre nell’interno dell’isola troviamo molte zone a forte connotazione montano/collinare che presentano una bassa densità demografica. Inoltre viene rilevato come vi sia stata, seppur parzialmente, una ripresa del fenomeno migratorio verso il centro-nord di forza lavoro giovanile e scolarizzata che aveva visto nel 2005 emigrare più di 10.000 siciliani.
Nel quinquennio 2000/2005 si rileva un recupero rispetto ad alcuni importanti parametri socio-economici (produttività, lavoro, legalità), pur sottolineando che il contesto resta caratterizzato da un certo divario rispetto al resto d’Italia e, in misura minore, al Mezzogiorno. Tale distanza si riferisce ai benchmark fissati dai Consigli Europei di Lisbona e Goteborg per il 2010, dovuti a problemi legati ad un’offerta di occupazione qualitativamente modesta da parte del sistema produttivo ed istituzionale, ad una presenza poco significativa delle attività legate all’economia della conoscenza, ed a difficoltà strutturali nell’assestamento di processi di sviluppo sostenibili nel tempo e capaci di produrre modelli sociali indirizzati all’inclusività e all’incontro tra offerta e domanda di lavoro.
Il documento di programmazione del FSE evidenziava che la Sicilia presentava, e continua a presentare, la più alta quota di famiglie in Italia che vivono sotto la soglia di povertà. Tale valore, in crescita nel 2005, è pari a circa di una famiglia su tre (pari al 34,3% della popolazione che vive in famiglia). Inoltre, viene rilevata la consistenza dei fenomeni di “svantaggio” che costituiscono un potenziale sociale di esclusione e povertà, individuando alcuni target di intervento: le donne, soprattutto con carichi familiari; gli immigrati, sia con tendenza alla stabilizzazione, anche per l’avvenuto ricongiungimento familiare e la nascita di bambini in territorio siciliano, sia di passaggio verso mete più appetibili; i soggetti generalmente gestiti dai servizi sociali (disabili, detenuti, tossicodipendenti, giovani con problemi con la giustizia, ecc.); i giovanissimi (drop out) che sfuggono ai sistemi di istruzione e formazione per diventare quasi sempre risorse utilizzate per attività irregolari spesso illecite, ritrovandosi in età adulta senza alcun titolo formativo utilizzabile; irregolari e lavoratori del sommerso che complessivamente costituiscono un quarto della forza lavoro operante in Sicilia.
Nel documento si evidenzia come i giovani e le donne continuano a rappresentare i gruppi più fragili nel mercato del lavoro siciliano, con tassi di disoccupazione rispettivamente pari al 44,8% ed al 21% nel 2005. Sebbene nel corso dell’ultimo decennio si sia assistito a un significativo miglioramento delle dinamiche della disoccupazione sia giovanile che femminile (rispettivamente -12% e -32%), i valori del 2005 risultano sensibilmente più elevati sia rispetto al dato nazionale che rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno. In particolare, il tasso di disoccupazione di lungo periodo è passato dal 11,8% del 1995 al 9,4% del 2005, rimanendo tuttavia pari a più del doppio del dato nazionale e circa 1,5 punti percentuali sopra al dato del Mezzogiorno.
Anche i dati recenti evidenziano come siano questi stessi gruppi ad essere i maggiormente penalizzati dalla crisi, e per le donne anche da un’assenza strutturale di servizi di conciliazione, che possano permetterne l’accesso al mercato del lavoro, comportando un permanere di queste ultime in una condizione di ricerca di lavoro.
Riprendendo i dati inerenti il mercato del lavoro va rilevato che al III trimestre 2009 il tasso di disoccupazione mostra un trend positivo, essendo diminuito in confronto con il I trimestre del 2004, attestandosi al 13,3% contro il 18,7%. La tendenza alla diminuzione di tale dato, costante nel lungo periodo, mostra segnali di rallentamento (se non di inversione) a partire dal III trimestre 2006 e non è bilanciato da un aumento del tasso di occupazione. tale effetto è da ricercarsi negli indicatori macro economici a livello internazionale ed al verificarsi negli ultimi anni di un calo generalizzato dei consumi e dell’aumento dei tassi di inflazione. Fenomeno che inizia a proporsi nell’anno 2008.
La crisi del sistema economico di questi ultimi anni, che continua a produrre effetti rilevanti nel territorio siciliano, determina per la Sicilia un calo generalizzato della produzione ed il crescente ricorso a trattamenti previdenziali da parte delle aziende, aggravando una situazione generale di difficoltà per le persone e le famiglie e penalizzando in particolare modo le donne ed i giovani. La forte crisi di questi ultimi anni ha penalizzato fortemente il territorio siciliano, e l’annuale rapporto della banca d’Italia evidenzia un calo nella produzione industriale e nell’attività produttiva delle imprese edili, così come il settore del commercio e quello del turismo hanno visto un saldo negativo.
Infine, nei dati Istat si evidenziano aspetti socio-economici che riguardano direttamente le nuove forme di povertà, generate dalla crisi del sistema economico. La rilevazione sulle forze lavoro aggiornata al III Trimestre 2010, infatti, indica come “la crescita della disoccupazione riflette il diffondersi dei casi dovuti alla perdita della precedente occupazione. Peraltro, la crescita più contenuta della disoccupazione, (o la diminuzione come si osserva in Sicilia) in rapporto alla caduta dell’occupazione si accompagna ancora una volta ad un incremento dell’inattività, dovuto all’attesa di passate azioni di ricerca, alla mancata ricerca del lavoro delle donne per motivi familiari ed al ritardato ingresso dei giovani nel mondo del lavoro”

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2. Dati della popolazione straniera

Nel P.O. FSE si evidenzia come la Sicilia rappresenta uno spazio di ingresso e di passaggio degli extracomunitari verso altre aree più attrattive in termini di acquisizione di reddito rilevando come dal 1999 al 2004 la presenza di popolazione straniera nell’isola abbia fatto registrare un incremento di 152 punti percentuali, attestandosi nel 2005 a 69.700 unità. La componente maschile della popolazione straniera presenta una quota più rilevante rispetto a quella femminile (che vedrà un’inversione di tendenza dal 2007), mentre è pari al 19,8% l’incidenza dei minori sul totale della popolazione, attestandosi quale regione del mezzogiorno con il tasso più alto di popolazione minorenne straniera.
Nello stesso documento si rileva che nel 2004 sono stati registrati 65.331 permessi di soggiorno (circa 15.000 in più rispetto all’anno precedente), pari al 2,9% del dato nazionale. Tale incremento è dovuto per 2/3 alla componente maschile e per ragioni sempre più collegate alla ricerca di lavoro; in relazione alla componente femminile sembra, invece, che la motivazione più frequente coincida con il ricongiungimento familiare (nel 50% dei casi).
L’analisi delle motivazione del flusso femminile – ricongiungimento familiare-, insieme all’aumento del numero di iscritti nelle scuole (punte massime: 1% Trapani, 1,6% a Ragusa) mostra una lenta ma progressiva stabilizzazione da parte della componente immigrata che non vede la Sicilia come “luogo di ingresso ma di permanenza”.
Il nuovo scenario dell'immigrazione femminile vede protagoniste non solo donne che seguono il marito e che sono alla ricerca di lavori domestici, ma anche donne portatrici di un progetto migratorio autonomo: il livello d’istruzione delle donne immigrate è, in media, molto elevato, come dimostrano i dati dell’ultimo Censimento, e che, pertanto, servirebbe una strategia più mirata di inserimento e di riqualificazione professionale. Tale dato si è significativamente evidenziato nel 2007, l’anno in cui vi è stato un sorpasso della componente femminile su quella maschile, e nel 2008 la percentuale femminile è cresciuta ulteriormente, giungendo al 52,6% dei residenti stranieri nell’isola (114.632).
Quanto all’immigrazione irregolare, alla data del 31.12.2004, era di 13.635 l’ammontare di persone complessivamente sbarcate. Il flusso ha coinvolto in prevalenza le coste siciliane sulle quali si è concentrato il 99,7% di sbarchi, situazione ad oggi radicalmente differente, poiché gli accordi tra il Governo italiano e quello libico hanno determinato un drammatico blocco degli sbarchi, chiudendo di fatto il Mediterraneo al flusso dei migranti e degli asilanti provenienti dal Corno d’Africa. Le analisi più recenti, confermano come la presenza migrante sia decisamente più limitata in Sicilia rispetto alla media italiana. Il Dossier Caritas 20102 stima in 163.600 i presenti regolarmente nella regione, basandosi su alcuni fattori che, pur autorizzando l’ingresso degli stranieri, non ne permettono l’iscrizione all’anagrafe del comune di appartenenza, con un rilevante incremento rispetto all’anno precedente, di cui una quota consistente è dovuta alla regolarizzazione del settembre 2009 che ha visto in Sicilia la presentazione di 12.248 richieste per badanti e collaboratori familiari.
Ma, tornando ai dati ISTAT, i 114.632 immigrati registrati come residenti in Sicilia nel 2008 costituiscono il 2,3% della popolazione complessiva e il 2,9% della popolazione migrante residente in Italia. La Sicilia continua a rappresentare soprattutto una terra d’approdo e di passaggio per decine di migliaia di migranti diretti in altre regioni o paesi, ma anche gli stranieri residenti in regione sono cresciuti fra il 2007 e il 2008 con un ritmo del 16,8%, superiore alla media nazionale (13,4%). Le donne rappresentano il 52,6% dei residenti stranieri, che con la loro presenza incidono anche sul saldo naturale della popolazione siciliana, e viene confermata una forte presenza di minori pari al 20,4%. L’analisi delle aree di origine della popolazione immigrata conferma l’incremento in questi ultimi anni della componente romena (attualmente la più forte comunità nell’isola), modificando la composizione della popolazione straniera caratterizzata soprattutto da presenze della Tunisia, del Marocco, dello Sri Lanka, dell’Albania e della Cina.
Restano le aree metropolitane di Palermo, Catania e Messina i luoghi con una maggiore presenza di popolazione immigrata, della quale va sottolineata la preponderanza della componente femminile, anche se si rileva un notevole incremento per le province di Trapani (15%) che vede un particolare aumento della componente femminile in un territorio dove prevaleva, anche per le caratteristiche del mercato del lavoro locale, la componente maschile (agricoltura e pesca assorbono un buon numero di manovalanza straniera), restando però predominante la presenza maghrebina. La provincia di Palermo vede confermata la presenza maggioritaria di cittadini dello Sri Lanka e del Bangladesh, ma anche un forte incremento della popolazione romena, in specifico di donne.

2.1. Analisi socio - demografica del territorio di Palermo3

La popolazione residente a Palermo, al 1 gennaio 2009, complessiva è pari a 659.433 abitanti suddivisa in residenti di sesso maschile pari a 312.639 mentre i residenti di sesso femminile sono 346.794, la popolazione maschile costituisce il 47,4% del totale contro il 52,6 % di quella femminile.
Gli stranieri iscritti in anagrafe alla fine del 2008 ammontavano a 23.255, pari al 3,53% della popolazione residente. L’analisi delle aree geografiche di provenienza fa emergere che oltre un terzo degli stranieri residenti a Palermo al 31 dicembre 2008 sono cittadini di un Paese dell’Asia Centro Meridionale. Seguono i cittadini dell’Unione Europea (15,7% del totale degli stranieri), quelli dei Paesi dell’Africa Settentrionale (15,1%), quelli dei Paesi dell’Asia Orientale (9,5%), dell’Africa Occidentale (8,9%), e dell’Africa Orientale (7,9%).
L’andamento conferma dinamiche demografiche di segno positivo, in controtendenza rispetto alla popolazione autoctona. Approfondendo ulteriormente l’analisi, e passando dalle aree geografiche ai singoli Paesi di provenienza, emerge che a Palermo vive una consistente comunità di singalesi (cittadini dello Sri Lanka): al 31 dicembre 2008 erano 4.532, pari a quasi il 20% di tutti gli stranieri residenti a Palermo, e in aumento del 3% rispetto al 2007. La seconda comunità di stranieri per numero di residenti è quella bengalese (cittadini del Bangladesh): al 31 dicembre 2008 erano 3.127, pari al 13,4% di tutti gli stranieri residenti a Palermo, e in aumento del 10,4% rispetto al 2007. Seguono, quindi, i tunisini, con 1.931 residenti (8,3% del totale degli stranieri), i rumeni, con 1.908 residenti (8,2%), i mauriziani, con 1.389 residenti (6%), i marocchini, con 1.307 residenti (5,6%), i filippini, con 1.242 residenti (5,3%), e via via tutti gli altri Paesi. Tale incremento è stato determinato quasi per il 70% dall’incremento dei cittadini rumeni (+937 unità), e per quasi il 22% dall’incremento dei cittadini bengalesi (+294 unità). Una forte diminuzione hanno fatto registrare invece i cittadini greci, passati da 577 a 433 (-144 unità).
Le comunità sono composte in prevalenza da uomini più che da donne, con un tasso di mascolinità pari al 107,1%, rapporto che tende ad indebolirsi negli anni rilevando il maggior peso delle donne. Se si passa all’analisi dei singoli paesi di provenienza si evidenziano differenze marcate, tale dato è da correlare in base al tipo di attività lavorativa svolta, infatti ad esempio fra le comunità con tassi di mascolinità bassi vi è quella rumena e quella polacca i cui cittadini abitualmente lavorano come colf o badanti. Valori minimi per con provenienza dall’America Centro Meridionale, 43,2 maschi ogni 100 femmine, e massimi, 210,2 maschi ogni 100 femmine, con provenienza Asia Occidentale. Molto bassi anche i tassi di mascolinità degli stranieri provenienti dai Paesi europei: 47,9 per gli stranieri dei Paesi dell’UE, 73,3 per gli stranieri dell’Europa Centro-Orientale, e 55,6 per gli stranieri degli altri Paesi europei.
Esaminando la mappatura dei cittadini stranieri nel territorio urbano emerge una netta preferenza per le zone limitrofe al centro storico della città, ovvero la I e l’VIII circoscrizione, con circa il 50% della popolazione immigrata.
Osservando le classi d’età si evidenzia un profilo giovane dei cittadini immigrati, imputabile a dinamiche demografiche di segno positivo legate a processi economici, la più alta numerosità nelle classi d’età si registra tra nell’età intermedie, ovvero dai 30 ai 49 anni.

I servizi sanitari e sociali nel territorio di Palermo

A Palermo esiste una Rete antiviolenza cittadina, che vede la presenza di tutti gli attori istituzionali locali che erogano servizi a donne vittime di violenza di genere, anche straniere, per la cui descrizione si rinvia alla sezione mappatura del presente sito web. Per approfondire le informazioni in merito ai servizi socio – sanitari riguardanti le donne straniere si è provveduto ad acquisire le specifiche delle aziende ospedaliere: Azienda Ospedaliera Civico, AO Cervello Villa Sofia, Policlinico , Buccheri La Ferla. Della ASP Palermo e dei servizi socio sanitari privati: Ambulatorio Centro Astalli, Caritas Centro AGAPE , Cittadella del Povero e della Speranza, Missione Speranza e Carità, Suore di Madre Teresa di Calcutta, Pia Opera Infermi San Vincenzo dei Paoli, Sacro Militare Ordine Ciamo di San Giorgio, Coop. Soc. Sorriso Centro Ascolto, Emergency.

3. Analisi socio - demografica del territorio di Mazara del Vallo (TP)4

La Provincia di Trapani copre una superficie di circa 2.460 Kmq, costituiti per il 62% da zone pianeggianti e il 38% da aree collinari. La popolazione residente al 31/12/2008 era di 435.913 abitanti (pari all'9% circa della popolazione Siciliana) con un indice di decremento dello 0,40 % tra il 1991 ed il 2001 e un incremento del 2,34% tra il 2002 ed il 2008.
I dati più aggiornati relativi al mercato del lavoro sono quelli disponibili a livello provinciale5 . La situazione del mercato del lavoro del trapanese è insoddisfacente rispetto alla media nazionale, sebbene negli ultimi anni i principali indicatori, ma non tutti, rilevino una dinamica positiva. La convivenza è stata incoraggiata dalla crescita economica e dall’espansione settoriale registrata dagli anni ‘70 fino alle porte del 2000, ciononostante svariate ricerche evidenzino aspetti fortemente problematici del processo di integrazione della comunità straniera a Mazara.
Nel decennio 1991-2001, l’andamento demografico delineatosi nel comune di Mazara del Vallo si caratterizza per un’apprezzabile tendenza alla crescita della popolazione rispetto ai rimanenti comuni della provincia di Trapani. Nello specifico, con un tasso di crescita pari al 5%, dopo Castellamare del Golfo e Valderice (entrambe al 7%), Mazara fa registrare il più elevato incremento della popolazione, corrispondente in valori assoluti ad oltre 2.600 unità. Al primo gennaio 2007 i residenti a Ma zara del vallo sono 51.369, di cui 25.308 maschi e 26.061 femmine.
Mazara del Vallo è una realtà caratterizzata dalla presenza importante della filiera pesca, che vive oggi, al pari di altre marinerie mediterranee e di altri comparti produttivi, una crisi grave economica e finanziaria. Il comparto subisce questa “ondata di crisi globale” immediatamente dopo averne subita un’altra più specifica di settore legata al “caro gasolio”. Infatti, le insostenibili oscillazioni del prezzo del carburante del 2008 hanno sfiancato la fragile economia ittica che già soffriva di quello che è forse definibile il male peggiore, cioè la carenza di programmazione, nonché di ulteriore difficoltà derivante dalla “forte distanza” da tutti i livelli decisionali, da cui deriva una scarsa capacità di incidere sulle dinamiche politico-istituzionale sia a livello Regionale, Nazionale e Comunitario.
Nella filiera pesca il 40% degli addetti è di origine extracomunitaria, in prevalenza proveniente dal nord Africa. Si tratta di intere comunità che convivono con la popolazione indigena (la comunità tunisina è già alla terza generazione). La convivenza è stata incoraggiata dalla crescita economica e dall’espansione settoriale registrata dagli anni ‘70 fino alle porte del 2000, ciononostante svariate ricerche evidenzino aspetti fortemente problematici del processo di integrazione della comunità straniera a Mazara. Inoltre, gli effetti della crisi ed un indirizzo normativo non coerente con le esigenze/dinamiche di sviluppo economico e sociale di una “comunità speciale” quale quella di Mazara del Vallo, rischiano di determinare gravi contraccolpi alla “tenuta sociale”, anche in termini di convivenza fra comunità di culture, lingue, religioni diverse. In una situazione di recessione economica e finanziaria, aggravata dalla contrazione del sistema bancario e creditizio, al di la di un ristretto gruppo di imbarcazioni, assai vetuste, la tentazione da parte degli operatori di percepire il premio di demolizione ad abbandonare definitivamente il settore, è molto forte. Le conseguenze di questo perverso meccanismo non riguardano solo le tematiche e le misure canoniche dei settori in crisi: riconversione, riqualificazione degli attori deindustrializzazione etc., ma anche le caratteristiche dei lavoratori mazaresi impegnati nella filiera. Infatti, circa la metà degli operatori destinati ad essere espulsi dal mercato del lavoro, quasi 2.000 lavoratori (si calcola 600 nel primario ed almeno 1400 nell’indotto e nella lunga filiera) è rappresentata da extracomunitari di origine musulmana.
Si evidenzia, come ripreso dal Piano strategico già citato in nota ed utilizzato per redarre questa breve sintesi di contesto, che la situazione di convivenza viene attualmente letta come problematica da parte dei redattori dello stesso documento, laddove si indica come foriero di problemi, oltre al dato economico sopra ripreso, anche unito a certo “fondamentalismo” strisciante visibile ad oggi solo con manifestazioni estetiche (aumento dell’uso del velo e del burqa nelle donne), ma anche spirituali (incremento dei frequentatori dei luoghi comuni di preghiera), è l’humus ideale per forme di dissenso sociale.
Negli anni compresi tra il 2001 ed il 2006 si assiste ad una crescita pressoché costante della del numero di stranieri residenti nel Comune di Mazara del Vallo, anche se va registrata una modesta inversione di tendenza e un conseguente lieve decremento degli stranieri iscritti all’anagrafe comunale solo al 31.12.2006.

I servizi sanitari e sociali nel territorio di Mazara del Vallo

A Mazara del Vallo si è realizzata una mappatura dei servizi presenti che si rivolgono alle donne vittime di violenza, nell’ambito dell’analisi dei servizi realizzata per la Provincia di Trapani con il progetto fare rete per la cui descrizione si rinvia alla sezione mappatura del presente sito web. Per approfondire le informazioni in merito ai servizi socio – sanitari riguardanti le donne straniere si è provveduto ad acquisire le specifiche dal presidio ospedaliero


Note________________________________________
1. In specifico si ripropone l’analisi presentata nel Programma Operativo Regionale Sicilia per il Fondo Sociale Europeo 2007-2013 - Decisione CE C/2007/6722 del 18 dicembre 2007.
2. Caritas - Fondazione Migrantes, Immigrazione, Dossier Statistico 2010, XX Rapporto, Idos Edizioni, 2009.
3. Fonte: La popolazione residente a Palermo al 31 dicembre 2009. Supplemento a PANORMUS Annuario di Statistica del Comune di Palermo; Fonte: Palermo tra i numeri. Osservatorio Interistituzionale sulla condizione sociale della città. La popolazione residente al 31/12/2008 era di 435.913 abitanti (pari all'9% circa della popolazione Siciliana) con un indice di decremento dello 0,40 % tra il 1991 ed il 2001 e un incremento del 2,34% tra il 2002 ed il 2008.
4. Fonte: Piano Strategico Mazara, città porta del Mediterraneo.
5. Rilevazioni effettuate per conto delle Camere di commercio d’Italia dall’Istituto Guglielmo Tagliacarne.