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Le Tipologia di Violenza

Concetti ed effetti della Violenza

La Dichiarazione ONU sull’Eliminazione della violenza contro le donne (1993) ha definito la “violenza contro le donne” nel contesto di una gravissima violazione dei diritti umani, designa come tali tutti gli atti di violenza fondati sull’appartenenza al sesso femminile, che causano o sono suscettibili di causare alle donne danno o delle sofferenze fisiche, sessuali, psicologiche e che comprendono la minaccia di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica sia nella vita privata (art. 1).
Nell’Art. 3 la dichiarazione specifica che la violenza contro le donne riguarda principalmente:


L’ ONU e L’ U.E. definiscono violenza di genere Una violenza che si annida nello squilibrio relazionale tra i sessi e nel desiderio di controllo e di possesso da parte del genere maschile sul femminile».

Le tipologie della Violenza

Di seguito vengono elencate le tipologie di violenza contro le donne come declinate dalle letteratura internazionale.
Con questa elencazione, è nostro intento fornire uno strumento di “lettura del fenomeno” e di come si presenta.
Ciascuno Stato ha configurato, o non configurato, i reati penali per i quali gli autori delle violenze sono perseguibili.

  1. VIOLENZA FISICA: ogni forma d'intimidazione o azione in cui venga esercitata una violenza fisica sul corpo della donna, con il risultato o il rischio di produrle una lesione o un danno
    • Vi sono compresi comportamenti quali: spintonare, sovrastare fisicamente, rompere oggetti, sputare contro, dare pizzicotti, mordere, tirare i capelli, gettare dalle scale, calciare, picchiare, schiaffeggiare, bruciare con le sigarette, privare di cure mediche, privare del sonno, sequestrare, impedire di uscire o di fuggire, strangolare, pugnalare, uccidere.
  2. VIOLENZA PSICOLOGICA: include qualsiasi azione od omissione intenzionale che producano su una donna svalorizzazione o sofferenza attraverso minacce, umiliazioni, vessazioni, richiesta di obbedienza e sottomissione, coercizione verbale, insulti, isolamento, o qualsiasi altra limitazione della portata della libertà
    • Il maltrattamento psicologico procura una grande sofferenza e si manifesta con molteplici tipologie e modalità: convincerla che non vale niente, sminuirla nella sua femminilità e sessualità, offenderla, fare leva sulle debolezze per farla sentire inadeguata e per farla sentire in colpa, distruggere la rete amicale, trattarla come un oggetto, richiedere di cambiare il proprio aspetto fisico per compiacere il partner, manipolarne lo stato psichico e farle assumere comportamenti diversi da quelli che lei vorrebbe, la gelosia eccessiva, maniacale possessività, il continuo controllo di cosa fa e dove va, la privazione di rapporti con la famiglia di origine, impedirle di avere contatti autonomi con il mondo esterno, considerarla come una proprietà, attribuirle un sovraccarico di responsabilità nell'organizzazione del menage familiare, accusarla di essere una pessima madre, la negazione dei suoi sentimenti, il far passare per normali gravi maltrattamenti o abusi, minacciarla continuamente ed indurre uno stato costante di paura.
  3. VIOLENZA SESSUALE E ABUSI SESSUALI: includono ogni atto di natura sessuale senza il consenso della donna, compresa l’esibizione, l’osservazione, e l’imposizione mediante violenza, intimidazione o manipolazione emotiva, di relazioni sessuali, indipendentemente dal fatto che l'aggressore possa avere con la donna un rapporto coniugale, di coppia, emotivo, o di parentela.
    • Vi sono compresi comportamenti quali: lo stupro, la coercizione alla sessualità, l’essere insultata, umiliata o brutalizzata durante un rapporto sessuale, l’essere presa con la forza, l’essere obbligata a ripetere delle scene pornografiche, l’essere prestata ad un amico per un rapporto sessuale.
  4. VIOLENZA ECONOMICA: Consiste nella privazione intenzionale e non giustificata delle risorse per il benessere fisico o psicologico di una donna e, se del caso, delle loro figlie/figli, e la limitazione della disponibilità delle risorse proprie o comuni nell’ambito familiare o di coppia.
    • Vi sono inclusi comportamenti quali: privare delle informazioni relative al reddito, al conto corrente, alla situazione patrimoniale del partner, escluderla dalle decisioni relative al bilancio familiare, costringerla a spendere il suo stipendio, a fare debiti, non pagare l’assegno di mantenimento o costringerla a umilianti trattative per averlo, licenziarsi per non pagare gli alimenti, impedirle di lavorare, sminuire il suo lavoro, obbligarla a licenziarsi o a versare lo stipendio sul conto dell'uomo.
  5. ATTI PERSECUTORI: si tratta di condotte reiterate nel tempo tese a far sentire la vittima continuamente controllata, in uno stato di pericolo e tensione costante in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura, o di ingenerare un fondato timore per la propria incolumità o quella di persona vicina (parente, amico, ecc.), portando a modificare le proprie abitudini di vita.
    • Vi sono inclusi comportamenti quali: seguirla negli spostamenti, aspettarla sotto casa, incursioni sul lavoro per provocarne il licenziamento, continue telefonate, sms o email, in tutte le ore del giorno e della notte, danneggiare la macchina o lasciare scritte infamanti nei luoghi da lei frequentati, minacciare di morte.
  6. MATRIMONI FORZATI: si verificano quando una persona, di solito una donna, è costretta a sposarsi contro la propria volontà o comunque utilizzando qualsiasi forma di coercizione, sia che si tratti di violenze fisiche o di pressioni emotive.
    • Questo tipo di unioni forzate si verificano nelle culture in cui sono i matrimoni vengono intesi come un'alleanza tra gruppi, e non come scelta libera di unione da parte di due persone. La linea di separazione tra il matrimonio forzato e matrimonio combinato o di convenienza è spesso molto sottile. Generalmente, la letteratura separa chiaramente il matrimonio forzato dal matrimonio combinato o di convenienza, nel quale si suppone esista il consenso libero ed informato di ambe le parti. Molte culture che praticano i legami matrimoniali come patti tra famiglie, sono suscettibili al poter generare matrimoni forzati. Da un punto di vista concettuale possono, quindi, essere classificati come matrimoni forzati una moltitudine di fattispecie tra loro diverse (quali ad esempio i matrimoni di facciata, le unioni precoci, i matrimoni combinati o contratti esclusivamente al fine di acquisizione una cittadinanza diversa da quella per nascita e/o imputabili a ragioni di opportunità sociale, economica, etnica) che hanno come comune denominatore il fatto che una o entrambe le parti non hanno espresso il pieno e libero consenso all’unione e agiscono in quanto sottoposti a violenza fisica e/o psicologica, pressione sociale o intimidazioni.
  7. MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI (MGF) o ABLAZIONE: definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità - OMS - come la rimozione totale o parziale dei genitali esterni o altri danni agli organi genitali femminili per ragioni culturali o di altro genere a carattere non terapeutico.
    • Secondo l’OMS , la mutilazione genitale femminile si classifica in quattro tipi principali (da Linee Guida destinate alle figure professionali sanitarie nonché ad altre figure professionali che operano con le comunità di immigrati provenienti da paesi dove sono effettuate le pratiche di mutilazione genitale femminile per realizzare una attività di prevenzione, assistenza e riabilitazione delle donne e delle bambine già sottoposte a tali pratiche - art. 4 Legge n. 7 del 2006 - Italia)
      • Tipo I (clitoridectomia, circoncisione o sunna) escissione del clitoride e/o del prepuzio. Asportazione del prepuzio, con o senza l’asportazione di parte o di tutto il clitoride. Altri termini usati per descrivere le pratiche di I tipo includono circoncisione, circoncisione ritualistica, sunna.
      • Tipo II (scissione) Asportazione del clitoride con asportazione parziale o totale delle piccole labbra. Altri termini usati per descrivere le pratiche di II tipo includono clitoridectomia, sunna.
      • Tipo III (infibulazione) Asportazione di parte o della totalità dei genitali esterni e sutura/restringimento del canale vaginale (infibulazione). Altri termini usati per descrivere le pratiche di III tipo includono infibulazione, circoncisione faraonica e circoncisione somala .
      • Tipo IV (altro): taglio, foratura o incisione del clitoride e/o delle labbra; estensione-allungamento del clitoride e/o delle labbra; cauterizzazione con bruciature del clitoride e dei tessuti intorno ad esso; scorticatura dei tessuti attorno all’orifizio vaginale (tagli “anguria”) o taglio della vagina eseguito longitudinalmente (tagli “gishiri”); introduzione di sostanze o erbe corrosive nella vagina per causare un sanguinamento o allo scopo di restringerla; ogni altra pratica che possa rientrare nella definizione di mutilazione genitale femminile data sopra.
  8. TRATTA DI DONNE E BAMBINE: definita, nel "Protocollo per prevenire, reprimere e sanzionare la tratta degli esseri umani, soprattutto donne e bambini, complemento della Convenzione delle Nazioni Unite contro la Delinquenza Organizzata Transnazionale", come: la captazione, il trasporto, il trasferimento, l'ospitalità o l’accoglienza di persone, con la minaccia o l'uso della forza o di altre forme di coercizione, di rapimento, frode, inganno, abuso di potere o di una situazione di vulnerabilità o tramite il dare o ricevere somme di denaro o vantaggi per ottenere il consenso di una persona che ha autorità su un'altra persona, a fini di sfruttamento. Lo sfruttamento comprende, come minimo, lo sfruttamento della prostituzione o altre forme di sfruttamento sessuale, lavoro forzato o prestazioni forzate, schiavitù o pratiche analoghe, l'asservimento o il prelievo di organi "(art. 3). Questa definizione è condivisa dal "Consiglio d'Europa sulla lotta contro la tratta di persone "

Ambiti nel quale si può manifestare la violenza verso le donne

  1. Violenza nell’ambito della coppia: consiste nella violenza fisica, psicologica, sessuale o economica esercitata contro una donna e perpretata dall’uomo che è o è stato il coniuge o la persona che ha o ha avuto relazioni di affettività.
  2. Violenza in ambito familiare: consiste nella violenza fisica, psicologica, sessuale o economica esercitata contro le donne e i minori di ètà in seno alla famiglia e perpetrata da membri della famiglia stessa, nel quadro delle relazioni affettive o dei legami familiari.
  3. Violenza nell’ambito lavorativo: consiste nella violenza fisica, sessuale o psicologica che si può produrre nei luoghi di lavoro e durante l’orario lavorativo, o fuori dal lavoro e dell’orario lavorativo se è in relazione con il lavoro, e che può declinarsi in due tipologie:
    • a) Molestia per ragioni di sesso: si tratta di un comportamento non desiderato in relazione al sesso di una persona, in occasione dell’accesso al lavoro retribuito, di promozioni (o avanzamenti di carriera) nei luoghi di lavoro o di formazione, che si proponga o abbia effetto di ledere la dignità delle donne e di creare loro un ambienti intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo
    • b) Abuso sessuale: si tratta di qualsiasi comportamento verbale, non verbale o fisico non desiderato di natura sessuale che abbia come obiettivo o produca l’effetto di ledere la dignità delle donne e di creare loro un ambienti intimidatorio, ostile, degradante, umiliante, offensivo o molesto.
  4. Violenza in ambito sociale o della comunità comprende le seguenti manifestazioni:
    • a) Aggressioni e abusi sessuali: consistono nell’uso della violenza fisica e sessuale esercitata contro le donne e i minori di età che è determinato per l’uso intenzionale del sesso come arma per dimostrare potere ed abusare di loro.
    • b) Abuso sessuale
    • c) Tratta di donne e bambine: come definita nel “Protocollo per prevenire, reprimere e sanzionare la tratta degli esseri umani, soprattutto donne e bambini, complemento della Convenzione delle Nazioni Unite contro la Delinquenza Organizzata Transnazionale”.
    • d) Mutilazione genitale Femminile o suo rischio
    • e) Matrimoni forzati
    • f) Violenza nei conflitti armati: include tutte le forme di violenza contro le donne che si producono in queste situazioni, come gli omicidi, lo stupro, la schiavitù sessuale, le gravidanze forzate, l’aborto forzato, la sterilizzazione forzata, l’infezione intenzionata di malattie, la tortura o gli abusi sessuali.
    • g) Violenza contro i diritti sessuali e riproduttivi delle donne, che, tra le altre forme di violenza comprendono gli aborti selettivi e le sterilizzazioni forzate
  5. Qualsiasi altra forma analoga che lesioni o sia suscettibile di lesionare la dignità o la libertà delle donne.